ARTE PER LA VITA

ARTE PER LA VITA
RASSEGNA PITTURA PER GIOVANI ACCADEMIE BELLE ARTI ITALIANE

venerdì 28 novembre 2014

UNIONE SARDA La donna sarda.it DONAZIONI E TRAPIANTI. SCELTE DI VITA







DONAZIONI E TRAPIANTI. SCELTE DI VITA, SCELTE D'AMORE
C’è solo l’amore per la vita dietro una donazione e, poi, un trapianto. C’è la speranza. C’è una seconda opportunità. C’è una rinascita. C’è un dolore immenso, ma anche una gioia infinita. 
Considerato pura fantascienza fino a cinquant’anni fa, oggi il trapianto di organi è una delle più grandi conquiste della medicina moderna. Dagli animali agli uomini, la sua storia, tra esiti sorprendenti e insuccessi, ha contraddistinto tutto il 20° secolo. Dapprima il rene nel 1954, e poi il fegato nel 1967, e il cuore nello stesso anno. E ancora il doppio trapianto cuore-polmoni, il trapianto di mano e, infine, nel 2010, il trapianto di viso completo. 
È passata tanta acqua sotto i ponti dai primi tentativi. Sono cambiate tecniche e procedure. Sono migliorate e accresciute l’esperienza e le abilità dei medici e dei chirurghi, ma ciò che non è cambiato è il presupposto di fondo cioè
 il gesto volontario e gratuito della donazione.

«La medicina dei trapianti è una medicina molto particolare perché basata sulla coscienza della popolazione relativa alla donazione perché gli organi, per poter essere trapiantati, a parte i casi in cui il trapianto si può fare da vivente come per il rene o il lobo del fegato, devono essere donati dai familiari o da chi ha avuto l’opportunità di manifestare in vita la volontà di donarli o meno. Se qualcuno ha bisogno di una valvola aortica la compra, mentre nel caso dei trapianti questo non è possibile: c’è necessariamente bisogno di qualcuno che esprima questo consenso sennò non si può fare niente», sottolinea il prof. Carlo Carcassi, responsabile del Centro regionale Trapianti operante nell’Ospedale Binaghi di Cagliari.

Da gennaio ad oggi, in Sardegna, la generosità delle famiglie che donano ha fatto sì che su 64 segnalazioni al Centro regionale trapianti di potenziali donatori, più della metà si siano tradotte in un trapianto. Nel rapporto tra numero di donatori segnalati che abbiano concluso il percorso e popolazione residente, l’isola si attesta al 4° posto dopo la Toscana, il Friuli e la Provincia Autonoma di Trento. Anche nel caso dei donatori effettivi, sempre rapportati ai residenti, la nostra regione è allo stesso livello di realtà territoriali più popolose come il Veneto, il Piemonte, la Lombardia e la Liguria, e comunque molto al di sopra di tutte le regioni del Centro-Sud Italia. In meno di un anno, è già stato raggiunto e superato il numero di segnalazioni e donazioni utilizzate rispetto a tutto il 2013 (nel quale erano state utilizzate 30 donazioni).
Che la Sardegna sia altruista e sensibile è dimostrato, inoltre, anche dal basso tasso di opposizione alle donazioni da parte dei familiari: in questi mesi appena 15, con una percentuale del 23,4%, cioè parecchi punti al di sotto della media nazionale che sfiora il 30%. 

«Sull’attività di donazione e trapianto d’organo abbiamo in Sardegna standard e numeri che sono sovrapponibili a quelli di regioni molto più popolate e con maggiori capacità finanziarie rispetto alla nostra realtà, considerato anche che il fondo sanitario nazionale viene suddiviso per quota capitaria e quindi le regioni che, nell’ambito della territorialità hanno un maggior numero di popolazione, hanno più risorse e possono gestire meglio il sistema salute», conferma lo specialista. «L’attività nella nostra regione è però più che dignitosa ed è assolutamente in grado di offrire una risposta di salute ai pazienti che sono in lista d’attesa».
Al C.R.T., Centro Regionale Trapianti, istituito nel 1999 in seguito a una legge nazionale che, nello stesso anno, ha riorganizzato completamente tutta la tematica di donazione e trapianto, compete seguire l’attività che si svolge nell’isola. È una struttura operativa 24 ore su 24, pronta ad accogliere in qualunque momento le segnalazioni di morte cerebrale che arrivano dai 15 reparti di rianimazione della Sardegna. Da gennaio a novembre, nei Centri di trapianto tutti ubicati nell’Azienda ospedaliera Brotzu, sono stati trapiantati complessivamente 82 organi: 5 i trapianti di cuore, 28 quelli di fegato (19 in tutto il 2013), 38 quelli di rene tra cui 34 interventi di trapianto di rene singolo, 4 i trapianti combinati di rene-pancreas e 3 quelli trapianti di pancreas isolato.

Il trapianto va eseguito in tutti i casi di insufficienza irreversibile di organi vitali, cioè quando l’organo non è più capace di svolgere le sue funzioni fisiologiche. L’intervento consente, infatti, di sostituire organi deteriorati e ormai non più funzionanti con quelli, in buone condizioni, prelevati da una persona appena deceduta. In tutti i casi, o
 si salva la vita o la si migliora. «Le indicazioni al trapianto degli organi – spiega il prof. Carcassi - sono banalmente basate su un’insufficienza d’organo non altrimenti recuperabile. Nel caso del cuore o del fegato, senza un organo donato non c’è assolutamente possibilità di sopravvivere. Nel caso del rene, invece, con una qualità della vita già compromessa dall’attività dialitica molto impegnativa, si può solo migliorare liberandosi dal peso di doversi sottoporre a dialisi un giorno sì e un giorno no».


Non esiste più nemmeno un limite anagrafico. I trapianti possono esser fatti a qualunque età, dalla nascita fino ad età avanzate. E tutti possono donare. «Dai bambini, a partire addirittura dalla 38esima settimana di gestazione, fino ai più anziani». Ed è cambiata anche l’età media del donatore. «Fino a qualche anno fa era 40/45 anni, oggi il limite si è spinto più in là, esistono persino donatori ultranovantenni. Non è tanto l’età anagrafica a rappresentare un ostacolo, quanto il grado di salute dell’organismo».
Nonostante i progressi della medicina contemporanea, il trapianto rimane comunque una delle procedure sanitarie più complesse, sia sul piano tecnico che organizzativo. Dall’iscrizione alle liste d’attesa al controllo costante di questi pazienti, dalla segnalazione di un possibile donatore al Centro regionale trapianti alla ricerca del paziente da trapiantare, dal prelievo e trasporto degli organi all’intervento. «Le procedure – ammette il responsabile del C.R.T. – sono notevolmente migliorate negli ultimi 15 anni, cioè da quando è stata rivista la rete nazionale dei trapianti perché si attivano subito le urgenze nazionali e, generalmente in 24 ore, arriva sempre un organo».

Anche le liste d’attesa non sono più lunghissime come in passato. «Lo erano sicuramente fino a 15-18 anni fa quando per i trapianti di rene erano iscritti in lista 220 pazienti. Oggi molto meno, circa un centinaio. Per i trapianti non salvavita, come nel caso del rene, prevalgono criteri di equità e trasparenza previsti nella carte nazionali dei servizi ovvero anzianità di lista, compatibilità immuno-genetica per una migliore durata in termini temporali dell’organo trapiantato, gruppo sanguigno. Per i trapianti salvavita prevale, invece, la gravità delle condizioni del paziente iscritto in lista».



I risultati straordinari ottenuti in questi anni nel percorso prelievo-trapianto, non possono prescindere però dalla diffusione dellacultura della donazione. In Italia ancora non vale il “silenzio assenso” così la legge stabilisce il principio del consenso o dissenso esplicito. Nulla vieta però di dichiarare la propria volontà alla donazione di organi e tessuti scrivendo su un comune foglio bianco, da conservare magari nel portafoglio, il nome, cognome, data e luogo di nascita, data e firma. Fermo restando che, in mancanza di una esplicita dichiarazione espressa in vita, i familiari (coniuge non separato o convivente more uxorio o figli maggiorenni o genitori) possono presentare opposizione scritta al prelievo durante il periodo di accertamento di morte. 
«Anche quest’aspetto – puntualizza il prof. Carcassi - è migliorato con il tempo perché oggi, con la possibilità di esprimere il proprio consenso attraverso gli uffici anagrafe dei Comuni o alla Asl, le decisioni sono prese in vita e non c’è bisogno di coinvolgere i familiari quando poi accadono degli eventi improvvisi. C’è una coscienza individuale che libera le famiglie da questa responsabilità». 


STORIE DI VITA VERA. 
Giampiero Maccioni ha 72 anni. Sposato, padre di tre figlie, è nonno di quattro nipoti. Da diciotto anni vive con il cuore di un altro. Di un ragazzo di Lanusei, vittima di un incidente con la moto. Era il 26 ottobre del 1996. Un sì dei familiari del giovane ha cambiato per sempre il destino di Giampiero. Una telefonata dopo 11 mesi d’attesa ha trasformato una speranza in certezza: il trapianto. Un intervento perfettamente riuscito anche grazie all’abilità del cardiochirurgo Alessandro Ricchi che, qualche anno dopo, morirà insieme alla sua équipe in un tragico incidente aereo mentre trasportavano un cuore da Roma a Cagliari. 
Oggi Giampiero sta bene. La sua attività cardiaca è costantemente monitorata, e le condizioni di salute sono più che buone.
«Un’altra vita – storie di trapiantati» Realizzato dall'ART Lazio e prodotto dalla farm di comunicazione Void
 
Dalla sua esperienza è nata l’Associazione Sarda Trapianti “Alessandro Ricchi” di cui è presidente. Ma è solo il primo passo per la costruzione di una rete nazionale che, con il nome di Federazione Liver-Pool, collega da qualche anno tutte le associazioni di volontariato malattie epatiche e trapianto.
Ha raccontato della sua seconda vita in un libro “
Vi darò un cuore nuovo”, pubblicato nel 2007 e presentato nel 2008 anche alla Fiera Internazionale del libro di Torino. Presidente della sezione UNUCI (Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia) di Iglesias, ha promosso il protocollo di intesa tra Ministero della salute e Ministero della difesa per la realizzazione di una campagna di informazione e sensibilizzazione della cultura della donazione e trapianto degli organi tra gli uomini e le donne con le stellette “Difendi la Patria dai Valore alla Vita”.
Tra le iniziative portate avanti da Giampiero Maccioni, e collegate alle campagne nazionali di promozione, rientra anche "Arte per la vita", una mostra itinerante che, attraverso il coinvolgimento degli studenti delle Accademie d'Arte, tocca tutto il territorio italiano sia per catalizzare l’attenzione verso il valore della vita e della solidarietà, sia per valorizzare i giovani artisti.



Nessun commento: