Cagliari 18 dicembre 1996
Egregio dottor Ricchi,
quasi due mesi sono trascorsi da quel fatidico (almeno per me) 26
ottobre scorso, giorno in cui si è compiuto il più grande, unico, meraviglioso,
evento della mia vita, destinato a cambiare sicuramente il corso della mia
esistenza, sia nel corpo che nello spirito.
Le immagini, le sensazioni e i silenzi vissuti sul letto della terapia intensiva
fino a quelli della cameretta, nella corsia di degenza, hanno suscitato nel
profondo del mio essere tantissime indescrivibili “emozioni”, stati d’animo,
sussurrate e silenti preghiere e… e tante
altre sensazioni che non riesco ad esprimere compiutamente con la penna
ma che resteranno felicemente e gioiosamente impresse nella mia memoria per il
resto degli anni che il Signore vorrà mantenermi su questa terra.
Tra i primi pensieri e le prime considerazioni “a caldo” il primo è
stato quello relativo alle incommensurabili possibilità della scienza, in
generale, e di quella medica in particolare ma soprattutto le capacità
dell’uomo di fare “cose grandi”.
Questa mia “resurrezione” è certamente cosa grande (provvidenzialmente giusta
e fonte di salvezza… e potrei continuare parafrasando le parole del Canone
della liturgia della Santa Messa) resa possibile, dottor Ricchi, dalla Sua
straordinaria “arte medica”, che assieme ai suoi collaboratori ha reso
possibile il compimento di un sogno, di una speranza in questa meravigliosa
avventura nell’ormai abbondantemente superato “mezzo cammino” della mia vita.
Dal profondo di tutto il mio essere assieme a quello della mia adorata
consorte e delle carissime figlie, mi corre l’obbligo e l’immenso piacere di
ripetere ancora oggi: GRAZIE SENZA LIMITI, dottor Ricchi; alla Sua stimata
persona, al Suo sorriso contenuto ma profondamente umano, al Suo parlare chiaro
e conciso, al Suo porgere familiare: pronto in ogni momento a fornire
chiarimenti, conforto e serenità ai dubbi ed agli affanni miei e dei familiari.
Un GRAZIE esteso ai suoi preziosi e vicini collaboratori medici che
rendono possibili questi “miracoli”: dal taciturno e talvolta burbero dottor
Cirio, all’estroverso e giovanil-sportivo dottor Del Prete, al romano esigente
e pignolo dottor Leonardi, alla sarda austera e indefessa dottoressa Falchi,
per finire (almeno per quelli che la mia mente ricorda) con il giovane e riflessivo
dottor Lixi ed il “moro” dottor Ortu; a tutti un grazie sincero e riconoscente.
Assieme ai sanitari non posso dimenticare l’amore, la professionalità e
la cura prestata dal personale paramedico: dalle infermiere ed infermieri,
dagli ausiliari, dalla terapia intensiva alla degenza in corsia che mi hanno
accolto e compreso, in tutti i sensi, anche in qualche possibile momento
infelice del mio rapporto con loro.
Infine ringrazio di cuore i fisioterapisti che mi hanno “strappato dal
letto”, messo in piedi e riabilitato ad una vita più umana, pur nello stretto
ambito della corsia, della palestra e degli altri ambienti, compreso il parco
esterno intorno alla clinica.
Carissimo dottor Sandro (non so se posso usare questo aggettivo ma in
questi giorni trascorsi insieme, la familiarità con cui mi ha accolto, forse
consentono di usare tale impegnativo e fraterno appellativo) una strana
sensazione, grande e incancellabile resta
impressa nella mia mente e nel mio cuore che definisco (pur stando adesso
nel calore della mia casa) con un termine forse incompleto:
NOSTALGIA!
Dei giorni trascorsi insieme, con tutto quello che hanno comportato:
dalla gioia di sentirsi rinato ai piccoli “incidenti di percorso” della
degenza, alle sensazioni di meraviglia dei primi giorni e dei primi palpiti del
giovane cuore, fino a quelle del congedo e del rientro in clinica per la quarta
biopsia.
Questa meravigliosa sensazione che ho chiamato nostalgia forse ha una
spiegazione nel profondo portando con sé una verità nascosta ma allo stesso
tempo sempre presente nel ricordo degli uomini e delle donne che ho incontrato,
in questo evento, e che porta il nome di accoglienza…
Sì: dalla voce al telefono che comunicava la meravigliosa notizia del
possibile trapianto, alle persone che mi hanno “ricoverato”, a quelle mi hanno
“operato”, curato e amorevolmente “lavato”… da tutti indistintamente ho
ricevuto un profondo messaggio di accoglienza familiare e di sicurezza
professionale.
Grazie anche per questo, che mi fa star bene in tutti i momenti della vita che
sto vivendo nella mia casa e nella mia città e che mi assale quando penso agli
appuntamenti di controllo come dovessi andare ad incontrare un amico od un
familiare…
Anche questa è cosa grande!
Anche questo è un altro “miracolo” reso possibile dagli uomini di
questo singolare reparto ospedaliero!
Cosa grande è il santo Natale che sta per venire, portando con sé la
gioia, la luce e la pace della grotta di Betlemme per gli “uomini di buona
volontà”.
Termino proprio formulando gli auguri di Buon Natale alla Sua stimata
persona ed alla Sua famiglia unendo ai doni natalizi un piccolo dono di grande
riconoscenza per tutto il bene che è stato fatto nei miei confronti e di tutti
i bisognosi delle Sue preziose ed abili cure.
Gli auguri formulati La prego di estenderli ai suoi collaboratori ed a
tutti quelli che hanno contribuito a realizzare l’opera grande nella mia
persona.
Ancora GRAZIE!
Suo affezionatissimo
Giampiero
Maccioni
P.S.
Mi permetto di consegnarle una lettera da far recapitare (se lo riterrà
opportuno) ai familiari dell’anonimo donatore.
Carissimi,
l’anonimo,
disinteressato e tanto più prezioso dono che è stato fatto alla mia persona in
quel fatidico, triste e meraviglioso 26 ottobre scorso ha consentito la mia
“risurrezione” a nuova vita.
Tutto il periodo di
tempo trascorso da quel giorno,
il mio GRAZIE si è sostanziato nell’unico modo a
me confacente e produttivo:
rivolgere a Dio Onnipotente la preghiera di
suffragio al giovane defunto e una supplica allo Spirito Santo perché fosse
vicino alla
vostra famiglia, in un momento così grave e doloroso, per portare conforto, serenità e pace.
Oggi, alle soglie del
Santo Natale,
ho ritenuto che
questo non era sufficiente e si rendesse necessario trovare un modo per
manifestare questi
miei sentimenti (chiedendo la mediazione al dottor Ricchi).
In questo clima
prefestivo, al perenne ringraziamento mio, della mia cara moglie e delle tre
giovani figlie per la donazione ricevuta, vi giunga l’augurio più sincero di
Buon Natale, affinché regni nella vostra famiglia la gioia, la pace e la
serenità, oggi e sempre.
Grazie e ancora Buon Natale